Occhi color ghiaccio, sguardo intenso, standing impeccabile: Jacopo Sipari di Pescasseroli, classe 1985 è uno dei più validi e brillanti direttori d’orchestra della sua generazione. Due lauree, un dottorato di ricerca, assistente universitario oltre che avvocato rotale, ha da sempre condotto una vita strettamente legata alla musica, da quella classica a quella pop. Dopo la sua prima esibizione mondiale di “Norma” al Teatro Greco di Siracusa, la sua carriera è letteralmente decollata ed è proseguita con altrettanti successi: “Il Barbiere di Siviglia” al Teatro Antico di Taormina, “Il Nabucco negli scavi di Pompei”con il soprano di fama mondiale Dimitra Theodossiou e il Concerto in Mondovisione “Pacem in Terris” dedicato al Papa dalla Basilica di San Giovanni in Laterano con alcuni dei grandi della musica leggera italiana e la star internazionale Amii Stewart, consacrandolo nel panorama musicale nazionale ed internazionale.
“Quando salgo sul podio è come se staccassi la connessione tra me e il mondo che mi circonda. Divento uno strumento anche io, strumento che vibra con la musica, che risuona, che si emoziona, che piange, che vive e muore con lei. Le persone devono respirare con me, amare e soffrire nello stesso momento in cui noi musicisti soffriamo e amiamo con la musica.”
Determinazione, passione e desiderio di migliorarsi sono solo alcune delle qualità di Jacopo; se si ha la fortuna di incontrarlo e soprattutto di assistere a un concerto diretto da lui non si può che restare colpiti dalla sua grande professionalità, ma soprattutto dall’atmosfera che riesce a creare durante le sue esecuzioni. Stabilisce una comunicazione simultaneamente con tutti i componenti della sua orchestra diventando con loro una cosa sola e proiettando chi ascolta in una dimensione catartica e sublime. Attento a tutto ciò che lo circonda, ama presenziare agli eventi a cui viene invitato, da quelli istituzionali, di moda a quelli a tema sociale verso i quali è molto sensibile.

Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Festival Pucciniano lo ha nominato “Direttore Principale Ospite” e “Responsabile per gli Eventi Speciali”, dove ha debuttato lo scorso 23 luglio nella splendida location di Torre del Lago dirigendo magistralmente la “Turandot“, opera incompiuta del grande Maestro Puccini.
Il Festival Puccini di Torre del Lago è il più importante festival lirico d’Italia, l’unico al mondo dedicato al compositore Giacomo Puccini, che si svolge ogni estate, nei mesi di luglio e agosto, proprio nei luoghi che ispirarono al maestro Puccini le sue immortali melodie. Di grande talento, giovane e bello, Jacopo fa parte di quella generazione di musicisti che fanno il tutto esaurito anche per la loro presenza scenica. Ama tutto della vita, è sempre stato curioso di scoprire cosa la vita potesse riservargli e noi di Bigodino.it lo ringraziamo per averci concesso questa intervista dove ci racconta come è nato il suo amore per la musica, la sua donna ideale e tante altra curiosità.

Il primo dei tre appuntamenti con la Turandot, al Festival Puccini in Versilia sotto la tua direzione è stato un grande successo. La principessa Turandot, protagonista dell’opera, è una donna gelida quasi incapace di provare sentimenti anche se alla fine si abbandona alla forza dell’amore per il bel principe. In quale dei protagonisti di quest’opera ti riconosci o identifichi di più?
Turandot rappresenta certamente la summa del genio di Giacomo Puccini: racconta tutta la sua vita di musicista e soprattutto di uomo. Questo sovrapporsi incredibile di sentimenti e stati d’animo che si rincorrono incessantemente e che si evolvono con imprevista andatura attraverso la scrittura musicale ne tratteggiano un capolavoro mondiale a cui bisognerebbe fare continuamente riferimento. La cosa che mi ha sempre colpito, studiando l’opera, è il fatto che una storia che racconta un’impresa fondamentalmente titanica (come tutte quelle legate alle grandi favole d’oriente) si trasforma nel più grande successo della nostra umanità. E’ proprio quando Calaf raggiuge la sua “divinità” conquistando la “vetta della montagna” che rivela il suo “nome”, la cosa più umana che c’è, il primo appellativo che si lega a noi uomini quando nasciamo, l’elemento che individua la nostra umanità. I tre atti, in questo sono costruiti in forma straordinaria dando risalto a questa discesa verso la nostra “umana divinità” che trova massimo compimento proprio nella morte di Liu dove il Maestro Puccini tratteggia dei momenti di ispirazione musicale di bellezza difficilmente descrivibile. Per tutto questo credo di sentirmi molto Calaf a volte, soprattutto per la sua capacità di non arrendersi mai.

Moltissime opere liriche come Turandot, Madame Butterfly, La Traviata, La Carmen, raccontano e hanno come protagoniste: principesse, eroine, donne che hanno un ruolo ben preciso. Secondo te perché? A quale sei affezionato? Quale di queste incarna il tuo ideale di donna?
Indubbiamente parlare di donne vuol dire parlare delle creature più belle di Dio. Le donne sono “sacre”: ricche di un enorme universo di colori emotivi che riescono a trasformarle nella tavolozza ideale da cui si può attingere per qualsiasi ritratto. L’idea di questo continuo ricorso alla donna come “eroina”, riferimento chiaramente di classica memoria, riassume in pieno l’inno alla vita che molti compositori hanno sempre e comunque scelto. Io adoro tutte le donne di Puccini, ognuna nella sua tragica diversità, ognuna con le proprie insostituibili caratteristiche. Certamente Mimì è un personaggio che amo particolarmente soprattutto per la grande evoluzione di “colore” che caratterizza il suo cursus. Straordinarie sono anche Cho Cho San e Tosca nelle loro concrete e continue umanità. Diciamo che il mio ideale di donna è un po’ il risultato della somma di tutte queste.
Cosa provi quando sei sul palco e dirigi la tua orchestra?
Indescrivibile. E’ come “fare l’amore con la donna della tua vita ogni volta per la prima volta”. Il momento rappresenta la summa dell’attesa, del desiderio, della completezza. Con l’orchestra mi sento finalmente completo.

Quando hai capito che la musica sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Da sempre. I miei primi ricordi sono legati alla musica. Ho sempre avuto il fisico bisogno della musica. Ho sempre trovato un forte rifugio nelle note, soddisfazione nelle melodie, consolazione nei temi. La mia vita è la musica.
Associamo molto spesso la figura del direttore d’orchestra a un uomo mentre è una professione che scelgono di fare anche le donne. Cosa significa essere direttore d’orchestra per un uomo, ma soprattutto per una donna?
Credo che sia innegabile riconoscere quanto possa essere più difficile essere un direttore d’orchestra donna oggi, come del resto anche ieri. E’ molto più usuale legare la figura del direttore a un uomo per una serie di retaggi socio culturali fortemente radicati nella nostra tradizione occidentale. Nonostante ciò, ormai sempre più donne scelgono di intraprendere questa professione e io credo che, come in tutte le cose, anche in questo caso questa tendenza non potrà che fare bene al ruolo.
In occasione dei 10 anni di The Children for Peace Onlus hai diretto una grande donna e un’artista di fama internazionale come Anastacia. Cosa ti ha colpito di lei?
Mi ricordo ancora i suoi occhi che fissi sui miei durante il concerto: una cosa fuori dal comune. Probabilmente Anastacia è la donna con maggiore carica e carisma che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Eccezionale sotto tutti i punti di vista, riusciva a trasformare qualsiasi cosa in emozione. Una vera e propria “bomba” assoluta. Musicalità innata senza limiti, grande intelligenza musicale, grande amore per la vita e rispetto assoluto per chiunque lavorasse con lei. Straordinaria artista insomma.

Cosa deve avere o non avere una donna per essere nelle tue corde?
Deve avere carattere. Deve voler raggiungere qualcosa nella propria vita, essere conscia della propria importanza per la persona che ha accanto. Dovrebbe desiderare di avere una famiglia, di costruire un universo di emozioni. Poi se ama la poesia e la musica….. abbiamo fatto centro.
Giovane, intelligente, bello e in carriera; ma qual è un tuo difetto?
Ti ringrazio davvero per questi complimenti che non merito. Di difetti ne ho sicuramente tanti, anzi tantissimi solo che, fortunatamente, grazie alla musica si vedono o si “sentono” poco!
Sulle riviste e sui social sei sempre impeccabile. Qual è il tuo rapporto con la moda? Cosa ti piace indossare?
Ho sempre avuto una grandissima passione per la moda che, fondamentalmente, mi deriva anche dall’educazione familiare che ho ricevuto. Mia madre e’ sempre stata una donna bellissima che oltre alla grande passione per la cultura e la musica ha sempre coltivato l’attenzione estrema per lo stile. Io personalmente cerco sempre di variare pur conservando il mio stile. Adoro Carlo Pignatelli che preferisco ogni volta che ho grandi impegni istituzionali grazie alla sua estrema attenzione per le linee, la pulizia dei tratti, l’estrema eleganza.
