Partiamo dal presupposto che non voglio fare comizi politici; da un po’ di tempo ormai scribacchio le mie domande sul mondo e qualche idea, credo, di me, si sia abbondantemente fatta.
Solo che con tutta questa lentezza per generare una legge e con tutta questa polemica approssimativa sulle famiglie alternative, beh, la mia mente naviga al galoppo.

Partiamo anche da un altro presupposto. Io una normale famiglia non l’ho mai avuta.
Da un punto di vista genitoriale sono sempre stata abbastanza borderline sia da figlia che da madre; Sono nata in una casa dove chiedevo un bicchiere d’acqua a una nonna, a un nonno e a una mamma, mai a un papà. Perchè lui non c’era e mai c’è stato. Fino a che sono stata alta meno di un metro e cinquanta, la mia genitrice era una tipetta anni ottanta con un vitino da sballo e single.
Sono cresciuta visitando chiese romane ogni domenica e guardando l’ispettore Derrik il martedì. L’unica figura maschile della mia infanzia era un gran signore medico chirurgo; papà non mio, ma della mia mamma. Di figure femminili invece in quantità industriale: mia nonna, zie naturali e putative, amiche vicine e lontane.
La mia infanzia è stata splendida.
Poi la tipetta anni ottanta si innamorò di un altro tipetto con quattro anni meno di lei, gli occhi verdi e una voce da tenore. Allora in meno di un anno accadde che ci fu un gran matrimonio e in meno di dieci anni circa sette fratelli. Ora sicuramente la mia vita era trasformata, se in senso positivo o negativo ancora non lo so. So solo che finalmente all’età di nove anni ho potuto chiamare qualcuno “papà”, che per voi magari sembra scontato e naturale, ma vi assicuro che così non lo è.
Lo cominciai a chiamare papà non perché mi mancasse quella parola nella mia vita, ma semplicemente perché avevo visto nei suoi occhi tutto l’amore che stava regalando a mia madre e che mai sarebbe finito. Lo cominciai a chiamare papà perché era famiglia, a prescindere da chi fosse, uomo o donna. Questo lo giuro.
La mia adolescenza è stata splendida.
Poi io un giorno ho deciso che mi dovevo innamorare e metter su la mia famiglia, l’ho fatto, la normalità neanche qui funzionava, per cui ora sono una felice mamma, il cui padre di sua figlia vive felicemente in una casa, l’uomo della mia vita in un’altra e io e Margherita in un’altra ancora.
La mia vita è splendida.
Non ho mai avuto un giorno in cui la normalità abbia preso il sopravvento, per destino? Per sfiga? Per fortuna direi, anzi dico io.
Perché se avessi avuto una famiglia tradizionale dal primo giorno, non avrei imparato cose fondamentali come la naturalezza dell’amore che non per forza deve essere con qualcuno di consanguineo. Ho imparato che si può assomigliare come una goccia d’acqua a un uomo che non ha il tuo stesso DNA, muoversi come lui, parlare come lui e affrontare la vita come lui e capire che il tuo bagaglio genetico forse è solo struttura, solo scienza, solo fuffa.
Dire che conta l’amore alcuni affermano sia solo bieco sofismo populista. Io non lo so. Vi giuro, perché a me tutto sta andando alla grande proprio grazie all’amore, che se mia madre si fosse abbassata a sposare il mio padre naturale sarebbe stata una donna distrutta per sempre, che se io fossi rimasta con il mio ex marito saremmo stati due persone sole e tristi, che se io o mia figlia avessimo vissuto una vita del genere saremmo cresciute noi sbagliate.
Comunque.
Siccome la vita mi ha dato una cosa che credo sia immensa, ovvero l’ironia, vi lascio con un elenco di ciò che si può fare se si crescesse con due papà. A conti fatti, con tutto rispetto per noi mamme, ci servirebbero un par di anni di vita esclusiva con due uomini.
1- Orari pasti discutibili
2- Assenza totale di bidet, complicità massima col box doccia
3- Valigia del guerriero, ovvero un beauty case per tre mesi e mezzo di mare
4- Arredo casa nerd, quando poi ti rivendi i tuoi per rimorchiare
5- Bicicletta in piedi di dietro tutti i giorni con birre in mano al conducente
6- Smalto, quello sconosciuto
7- Metallica per la festa del post Cresima
8- Pop corn per Natale a cena e le ufficiali dimissioni del Galateo
9- Diaspora di fumetti
10- Diaspora di calzini
11- Diaspora di scontrini con dietro numeri fondamentali per l’umanità
12- Colletto e camicette, quelli sconosciuti come sopra
13- Assenza di rossetto sui denti causa assenza di rossetto dalla mente
14- Un sapone per cinque anni per il tutto il corpo per tutti e tre
15- Preservativi, questi CONOSCIUTISSIMI
16- Bagno a mare dopo 12 secondi netti dal pranzo con effetti di assoluta beatitudine
17- Simpson al posto del catechismo
18- Protezione suprema dentro il lettone durante il temporale
19- Tappeti di Lego
20- Comunione biologica delle diversità
21- Divano, cane, succo di frutta, cartoni. L’essenza della domenica
22- Assenza totale del significato empirico della parola SALDI
23- Scomparsa del dosaggio mensile ormonale
24- Rimorchio sistematico delle prof in tutti i 20 anni di scuola
25- Percezione distrofica dell’accostamento dei colori sui vestiti
26- TOLLERANZA
Sarebbe facile e anche opportuno fare anche una lista con due mamme; ma in fondo, avendo vissuto come ho vissuto, le conseguenze basta guardarle su di me.
Su di me e su Raffaella Carrà.